Il 2 aprile di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull’Autismo e l’occasione ci è propizia per farvi conoscere l’iniziativa LEGO e Autismo, ideata dal Prof. Antonio Narzisi, curatore dell’Edizione Italiana del volume “LEGO Based Therapy” scritto dalla dottoressa Gina Gomez de la Cuesta (fondatrice e direttrice di Play Included – titolare della metodologia Brick-by-Brick), che insieme al dottor Dan LeGoff ha creato le basi della metodologia che unisce il gioco con i mattoncini LEGO e l’Autismo.
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Il Prof. Narzisi ha attivato un centro di eccellenza che applica con successo la Metodologia presso l’IRCCS Stella Maris di Calambrone (Pisa). Qualche tempo dopo Lorenzo Battaglieri, il Presidente di ASC Valtellina Bricks, incontra il Prof. Narzisi e l’Architetto Giulia Franceschi, e insieme decidono di organizzare una serie di conferenze che permettano a genitori, famiglie, terapeuti e volontari di conoscere non solo la Metodologia (grazie al contributo del Prof. Narzisi), ma anche di applicarla in ambienti consoni a chi soffre di disturbi dello spettro autistico, progettati cioè correttamente dal punto di vista architettonico e degli arredi (grazie alle applicazioni pratiche ideate dall’Architetto Giulia Franceschi).
(Nella foto qui sopra: Antonio Narzisi a sinistra, Giulia Franceschi a destra)
(Nella foto qui sopra: Lorenzo Battaglieri – il primo da destra – in mezzo ai “suoi” di Valtellina Bricks ASC)
Nel contempo Lorenzo, conseguita la laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione, ha messo a fattor comune le due aree di cui sopra e le proprie (incluse quelle maturate durante il suo percorso di studi) e i tre sono oggi in grado di proporre una soluzione mirata, specifica ed efficace a famiglie, istituti e scuole.
Il sogno di Lorenzo è infatti quello di creare un gruppo di esperti nelle varie tematiche legate all’autismo che possano unire le proprie conoscenze ed esperienze a favore di una migliore qualità della vita delle persone affette da disturbo dello spettro autistico.
Lo strumento scelto per promuovere questa iniziativa è quello della Conferenza, la cui scaletta è stata studiata per coinvolgere fin da subito la platea (idealmente composta da famigliari di soggetti affetti da ASD, professionisti, sanitari, terapeuti, volontari, figure della Pubblica Amministrazione (Assistenti Sociali etc), Volontari e chiunque altro abbia interesse ad approfondire la materia.
La conferenze è suddivisa in due parti: una prima parte durante la quale vengono proposte agli ascoltatori due immagini di due stanze realizzate con i mattoncini LEGO, una sbagliata dal punto di vista di chi soffre di ASD (immagine di sinistra) una invece giusta (immagine di destra), con gli errori corretti e resa quindi compatibile con chi soffre di ASD e a seguire un secondo momento durante il quale vengono fornite tutte le informazioni legate alla LEGO terapia.
Per poter spiegare quali siano gli errori e quindi le soluzioni è necessario partire dai concetti di ipersensibilità e iposensibilità. Quando parliamo di ipersensibilità facciamo riferimento ad un sistema sensoriale che capta troppe informazioni dall’ambiente circostante e non riesce ad analizzarle, mentre nei casi di iposensibilità, il sistema sensoriale recepisce poche informazioni e il soggetto si mostrerà come indifferente a ciò che lo circonda. Così, vengono analizzati i colori, come il rosso, che sono troppo stimolanti e vengono quindi sostituiti con colori tenui dalle tinte pastello; le piastrelle del pavimento bianche e nere che creano un disagio visivo e sensoriale in quanto il colore nero viene visto come un vuoto che vengono risolti con l’uso di un pavimento dalle tinte neutre come può essere un parquet; l’uso delle tende a cui i bambini possono aggrapparsi e farsi male per le quali vengono proposte delle tende o delle veneziane inglobate nello spessore del vetro; l’installazione dei radiatori dove i soggetti iposensibili possono appoggiare la mano senza rendersi conto che si stanno bruciando in quanto hanno una soglia del dolore più alta della media che viene risolto con l’uso di un sistema di riscaldamento a pavimento. Da qui si affrontano poi temi più ampi come l’organizzazione spaziale, l’uso del landmark, l’uso e i limiti dei contrasti cromatici, la tipologia di illuminazione migliore per evitare lo sfarfallio dei neon e infine il tema del corridoio, elemento tanto usato quanto fonte e pericolo di lunghe corse da una parte all’altra.
Si passa poi all’illustrazione e spiegazione della LEGOterapia. Questa metodologia si propone come un programma di sviluppo delle abilità sociali nei bambini affetti da disturbo dello spettro autistico.
L’idea iniziale di sfruttare i mattoncini colorati come strumento della terapia è nata casualmente poichè due pazienti del Dott. LeGoff furano trovati che parlavano e giocavano insieme nella sala d’attesa dello studio con i set LEGO che loro stessi avevano casualmente portato con loro. La LEGOterapia si basa infatti su un naturale interesse dei bambini, e quindi anche di quelli con disturbo dello spettro autistico, per le costruzioni sul quale viene proposto un efficace intervento clinico a partire da una naturale propensione dei bambini per il gioco con i mattoncini della LEGO. Sono stati effettuati più studi e ricerche, uno indipendente dall’altro, per provare l’efficacia di questo tipo di terapia e presto si è visto come con la LEGOterapia si riuscivano ad ottenere risultati sorprendenti in un periodo di tempo relativamente breve. La terapia, oltre a sfruttare questa naturale propensione dei bambini per le costruzioni, incoraggia gli stessi a far parte di un gruppo socialmente riconosciuto e quindi li spinge a migliorarsi. Si creano così i “Club Lego” al quale i bambini partecipano in coppia o a gruppi di tre o più bambini.
Ad ogni seduta viene scelto il set da realizzare sulla base degli interessi dei bambini. Il Leader del gruppo sceglie il set e il gruppo può discutere della scelta. Generalmente il gruppo è supervisionato da un adulto che ha il compito di risolvere eventuali conflitti e di mostrare ai bambini ciò che stato svolto in modo positivo evitando di mostrare cosa non va bene ma ciò che è stato fatto bene è può essere preso da esempio per l’intero gruppo. All’interno del gruppo, in genere di 3 bambini, vi è un costruttore, un ingegnere e un fornitore. L’ingegnere, con le istruzioni alla mano, è colui che descrive i pezzi di cui ha bisogno che devono essere usati per realizzare il set scelto, il fornitore ha i pezzi davanti e deve porgere al costruttore i pezzi descritti dall’ingegnere e infine il costruttore è colui che assembla i pezzi. La terapia con i LEGO incentiva il contatto oculare, la comunicazione verbale e non verbale e si configura come un ambiente in cui i bambini si sentono parte di un gruppo e ricevono gratificazione per questa appartenenza.